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  • Giovanni Giusti, “Goethe Institut”, 28 giugno 2017

    Giovanni Giusti, “Goethe Institut”, 28 giugno 2017

    I MIRACOLI di Abbas Khider

    Un romanzo autobiografico inconsueto: “I Miracoli” di Abbas Khider

    di Giovanni Giusti, “Goethe Institut”, 28 giugno 2017

    I miracoli : Abbas KhiderNon c’è bisogno di cercare le parole per descrivere “I Miracoli” dell’iracheno Abbas Khider, perché la sintesi che fa lui stesso nelle ultime pagine del libro è perfetta. “Ho cercato a lungo una forma che consenta di iniziare a leggere in qualunque momento e da qualsiasi punto. Ogni capitolo un inizio e allo stesso tempo una fine. Ciascuno è un’unità a sé, ma anche la parte essenziale di un tutto. Romanzo, racconto, biografia e favola, tutti riuniti in un’unica opera”. Ed è proprio così.

    È uno libro poco consueto quello di Abbas Khider, edito in Italia da il Sirente. Non è del tutto un romanzo, effettivamente, ma non è neanche un diario. È una raccolta di storie personali, spesso tragiche o tragicomiche, qualche volta grottesche, ma storie a tutti gli effetti, sempre coinvolgenti e vissute nel profondo.

    Un manoscritto abbandonato in un treno

    Il narratore delle storie de I Miracoli e delle loro mille trame è Rasul, alter ego dell’autore, iracheno e profugo come lui, con un espediente banale quanto efficace, una busta con un manoscritto abbandonata in un treno. La nascita in una cucina fumosa, la scoperta del piacere della poesia e delle lettura e l’impegno politico. La prigione a diciannove anni, la liberazione e la fuga dall’Iraq a poco più di venti, il pellegrinaggio prima da lavoratore poi da profugo attraverso tre continenti, l’Asia, l’Africa e l’Europa, fino all’arrivo in Germania nel 2000. Sono le storie di Rasul, ma sono le storie di Abbas Khider, realmente vissute. Rasul scrive poesie, documenta tutto, scrive di tutto e dappertutto, perde quello che ha scritto, lo ritrova o lo riscrive, sui muri della prigione come sulla carta che ha avvolto il kebab o i datteri. Racconta di se stesso, di migranti e di profughi con la stessa forza, racconta del bambino curdo ritrovato a Atene, della zingara Selwa, della vecchia greca che lo salva due volte, di ragazze e di come riconoscerne la nazionalità da particolari insospettabili, della guerra con l’Iran. Ma soprattutto racconta i miracoli che ha vissuto, che gli hanno salvato la vita.

    Il racconto di una fuga

    “I Miracoli è il racconto di una fuga”, dice la giornalista Francesca Paci durante la presentazione del libro con l’autore al Goethe-Institut, “e fa capire benissimo che chi scappa da certe situazioni non si fermerà certo davanti a un muro”.
    Khider annuisce mentre ascolta la traduzione, è molto comunicativo, proprio come il suo romanzo e i suoi personaggi, gesticola, si appassiona. “Nel 1991 in Iraq c’è stata una rivoluzione che e è stata messa a tacere anche grazie alle potenze straniere” dice. “I ragazzi della mia generazione che l’hanno vissuta, io avevo diciassette anni, hanno rifiutato di darsi per vinti. Abbiamo continuato la nostra attività politica e io sono stato arrestato. Sono stato due anni sotto terra, ho sofferto la fame la sete e sono stato torturato. Quando subisci queste cose capisci che l’uomo non è più degno di essere chiamato tale. A un certo punto è arrivata l’amnistia, ma mi fu vietato di continuare a studiare, dovetti fare il servizio militare e ero tenuto lo stesso sotto controllo giornaliero. Mi meraviglio sempre quando la gente non capisce cosa i profughi hanno dovuto patire prima di sottoporsi al viaggio. Comunque non sono le persone che portano violenza ma sono i sistemi, i regimi. Le persone che torturano sono solo persone, proprio come i torturati. Il problema è il sistema e il torturatore è solo un ingranaggio del sistema. Bisogna combattere il sistema non le persone”.

    Le paure dei profughi

    La traduttrice del libro Barbara Teresi legge alcune pagine, quelle dello scoppio di un pneumatico, un miracolo vero, uno di quelli che gli salva la vita. Khider ascolta e racconta, sempre col sorriso sulle labbra, anche quando si parla di torture e morte, anche quando grazie alle domande di Francesca Paci, si parla delle sue paure e delle paure dei profughi che lui rappresenta. “I profughi hanno sempre paura”, dice. “Cercano sicurezza, non pensano ad altro. Hanno paura del viaggio, hanno paura di arrivare, hanno paura di essere rimandati indietro. Quello che perdi quando sei un profugo è la tua sicurezza interiore. Quando è morto Saddam nel 2006 io ho realizzato il sogno di tornare in Iraq. Ma non era cambiato niente e ho resistito solo un anno. Facevo il giornalista sotto pseudonimo e continuavo a avere paura, avevo paura di qualunque cosa, avevo paura a entrare in macchina e girare la chiave di accensione”. Fa il gesto di inserire la chiave, di girarla, mima un’esplosione. “Dopo un anno sono tornato in Germania e mi sono reso conto di essere un uomo senza sogni. Mi sono reso conto che me ne dovevo fare di nuovi, proprio in Germania.”

    La Germania e i cambiamenti

    Francesca Paci vuole sapere di più. “Con l’occhio del migrante cosa è cambiato dal 2000, quando sei arrivato in Germania, a oggi?”
    “Molto”, è visibilmente dispiaciuto Khider. “La Germania è cambiata molto. All’epoca io ero solo un personaggio per così dire insolito, ma nessuno mi dava fastidio o mi notava particolarmente. Dopo l’11 settembre del 2001 sono diventato una persona sospetta. La polizia mi fermava e mi faceva domande assurde. Sei un terrorista? Hai esplosivi? Poi in un paio d’anni la situazione si è normalizzata, ma oggi siamo tornati al dopo 11 settembre. Anche se ormai in Germania sono una persona conosciuta mi capita di ricevere minacce quando vado a presentare i miei libri, o anche per e-mail. In un certo senso gli eventi politici si intromettono nella vita privata. All’estero non sei mai solo, diventi un rappresentante della cultura da cui provieni. Se qualcuno di questa cultura fa qualcosa di brutto, questo ricade immediatamente anche su di te che non hai fatto nulla. E i partiti politici sfruttano questi eventi per manipolare gli elettori. Personalmente sono felice di non essere un politico, ma come scrittore devo analizzare certe situazioni. Devo criticare Angela Merkel, per esempio, perché negli anni scorsi ha accolto solo i siriani. E gli altri? Il vero problema è trovare una diversa descrizione per i profughi, nuova, perché solo una volta che saranno considerati degli esseri umani le cose potranno cambiare. Dobbiamo essere sempre cordiali con chi viene da altri paesi, non solo se e quando lo dicono i politici”.
    Continua a sorridere Abbas Khider, anche quando risponde alle domande del pubblico, ma sotto la sua pelle insolitamente scura per un iracheno, la sua pelle da “falso indiano” come riecheggiano il titolo in tedesco del libro e il primo capitolo, si intravedono le facce di Aga, di Fadhel, quella di Alla, le facce di tutti gli altri. Di tutti i migranti che non ce l’hanno fatta, di tutti quelli che Rasul, e lui stesso, hanno visto morire durante la fuga da Baghdad alla Germania.

  • Abbas Khider a Radio 3 Mondo Europa

    Abbas Khider a Radio 3 Mondo Europa

    Abbas Khider, autore di “I miracoli” intervistato da Radio 3 Mondo / Europa

    Abbas Khider autore di “I miracoli” parla della sua ‘moderna fiaba sui rifugiati’ con Anna Maria Giordano a Radio 3 Mondo/ Europa. Traduce dall’arabo Fouad Rouheia.

    ‘Abbas Khider è iracheno, parla tedesco, ma la sua lingua è universale’

    Abbas Khider  è un brillante e prolifico autore tedesco di origine irachena, considerato un dei più promettenti giovani talenti sulla scena tedesca. Arrivato in Germania verso i 20 anni ha imparato il tedesco in loco (lingua in cui scrive) conta oggi 6 romanzi pubblicati e 11 premi ricevuti, l’ultimo dei quali nel 2017 Adelbert Von Chamisso.
    “I miracoli” considerata dalla critica tedesca come “una moderna fiaba sui rifugiati” parla del suo viaggio dall’Iraq alla Germania passando per l’Italia in chiave autobiografica. Interessante anche la parte del racconto concentrata sugli anni iracheni, dove emergono i fatti salienti della recente storia irachena in chiave letteraria, non da ultimo la sua detenzione sotto il regime di Saddam Hussein. 

    Ascoltate il podcast dell’intervista qui:

    http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-f689d9b6-eae0-4157-b1c9-d3642e4b9d54.html

  • «I miracoli» di Abbas Khider

    «I miracoli» di Abbas Khider

    Khider produce l’affresco lieve, ironico, leggero, speziato al punto giusto di un’odissea

    Un libro che occhieggia invitante dal tavolino davanti al posto accanto al suo, un lungo viaggio in treno attraverso la Germania, un passeggero che non può non sentirsi attratto dal voluminoso plico di fogli con l’ammiccante titolo nella sua lingua di origine “Memorie”. Quando per un fortuito malinteso il plico gli finisce sulle ginocchia gli basta un’occhiata per capire che l’occupante del posto non tornerà a reclamarlo e un attimo per lasciarsi assorbire nella lettura. Hamid Rasul ha affidato alle pagine vergate in incerti tratti a matita la propria vita: la giovinezza in Iraq, le angherie del carcere di regime ad appena diciotto anni, la fuga dapprima in Giordania, poi in Ciad, Libia, Turchia, Grecia, per approdare infine all’agognata ma deludente Europa, arrivando in Germania dopo una sosta obbligata sul suolo italiano. Saranno molte le false partenze che dovrà sopportare prima di giungere in Europa, e, nel corso di ciascuna farà incontri strepitosi, visiterà nuove celle di prigione, incontrerà donne fascinose, vivrà grandi amori, passioni fugaci e intense amicizie, troverà mille espedienti di sopravvivenza…

    I miracoli : Abbas KhiderDi pari passo con i sentimenti ispiratigli dalle molteplici figure femminili che sin dalla prima adolescenza hanno turbato i suoi sogni e occupato i suoi pensieri, procede il più grande degli innamoramenti, quello che lo coglie adolescente e non lo abbandonerà più, accompagnandolo nelle sue peregrinazioni fino al treno su cui un passeggero che si chiama come lui sta leggendo i sui scritti: l’amore per la scrittura, per la poesia. È una frenesia che lo coglie ogni qual volta incontra una nuova donna, o quando la sua vita sta attraversando fasi delicate, è talmente totalizzante da spingerlo a qualsiasi follia pur di procurarsi la carta, che gli è più necessaria del cibo. Inizierà rubando i fogli in cui i suoi genitori commercianti di datteri avvolgono la merce, poi ruberà quelli in cui i vari banchetti del mercato avvolgono il cibo. Scriverà sui muri di tute le celle in cui sarà detenuto, e, quando da esule in Germania la sua paga di 60 euro al mese non gli consentirà di comprarla, ruberà i giornali per scrivere lungo i margini, e poi ne ruberà dei fogli a Sara, la sua fidanzata tedesca, che, alimenta , complice, questa abitudine. Abbas Khider, alter ego del protagonista ha creato ne I miracoli una sorta di gioco di specchi attraverso il quale il passeggero lettore legge la propria storia e la racconta a se stesso e al lettore. Nessuna delle esperienze narrate, però, è mai opprimente o dipinta in toni foschi e melodrammatici. È solo a posteriori che ci si rende conto dell’intensità del dolore, dell’estensione delle privazioni, della profondità delle offese che quest’uomo ha condiviso con i suoi compagni di viaggio, dagli scafati camerieri al piccolo Sherzad, costretto a viaggiare con unico bagaglio la sua storia e dovendo lasciare dietro di sé anche i pochi fogli che di volta in volta riesce a racimolare e riempire. Le condizioni di vita, l’annichilimento di esseri umani costretti a vivere in 20 in una stanza e a sopravvivere cambiando le cassette dei film porno nel retro di un bar malfamato oppure insegnando arabo in un villaggio di montagna del Ciad dove i muri sono misteriosamente ricoperti del suo nome. Il dolore, la sofferenza per le torture, i tentativi falliti di lasciare la Grecia e la Turchia, i compagni di viaggio persi in mare, quelli costretti a pagare con la propria dignità o quella dei loro cari viaggi costosissimi e senza garanzie, tutto viene in qualche modo circonfuso da un alone dolce, profumato come il sentore delle donne che ha incontrato e che lo hanno innamorato, della poesia che torna a ispirare la sua mano ogni volta che un certo sogno di un tempio si ripresenta. La dolcezza di un paio di seni, la classificazione metodica dei posteriori che ha incontrato in tre continenti, fanno sempre da contrappunto a una narrazione che riesce a non far mai perdere il sorriso all’attonito lettore. Khider produce l’affresco lieve, ironico, leggero, speziato al punto giusto di un’odissea che a tratti si fa romanzo picaresco e che lascia sulle dita, quasi palpabile, un aroma di zucchero e cannella, un senso di meraviglia che irretisce il lettore di riga in riga, a partire dalla splendida copertina e dalla grafica concettuale della prima pagina del volume, che, in linea col resto della collana riporta un delicato cameo che riassume bene la storia del suo autore, un tubero sul quale ha attecchito una pianta irachena.

    Recensione del libro I miracoli di Abbas Khider Mangialibri, Lisa Puzella, 11/01/2017

  • Articolo senza titolo 6846

    «I miracoli» di Abbas Khider al Salone del Libro di Torino

    “I miracoli” di Abbas Khider, in anteprima nazionale al Salone del Libro di Torino dal 12 al 15 maggio.

    Una moderna fiaba su rifugiati e immigrazione clandestina da una delle voci più promettenti della scena letteraria tedesca, il Best-seller e pluripremiato Abbas Khider.

    I Miracoli un libro di Abbas Khider. Disegnato sulla falsariga dell’esperienza dell’autore in una prigione irachena e come rifugiato in Europa, “I Miracoli” è uno straordinario ponte tra oriente e occidente. Sul treno diretto a Monaco, Rasul Hamid trova un voluminoso manoscritto, leggendolo scopre che vi è narrata la sua storia…Rasul Hamid fuggito dall’Iraq e arrivato con mille peripezie in Germania. Donne attraenti, compagni rifugiati, periodi di lavoro illegale, miracoli e molti – felici – incidenti, condiscono la lettura. Il romanzo tragicomico, a volte perfino burlesco, di Khider è una moderna fiaba sui rifugiati. Sapore orientale e cruda realtà raccontata in modo diretto e senza vittimismi.

    Abbas Khider è nato a Bagdad il 3 marzo 1973. Arrestato e detenuto, all’età di diciannove anni, sotto il regime di Saddam Hussein. Nel 1996 è fuggito dall’Iraq e ha vissuto in vari paesi come profugo clandestino. Dal 2000 vive in Germania dove ha studiato letteratura e filosofia. Ha vinto numerosi premi di poesia e letteratura, tra gli altri il premio Adelbert von Chamisso per il giovane auto- re più promettente nel 2010 e i premi Hilde Domin e Nelly Sachs nel 2013.

    Lo troverete, fresco di stampa, presso lo stand J158 – il Sirente – Padiglione 2 – Salone del Libro di Torino dal 12 al 15 Maggio.

    Eccovi un assaggio

    I miracoli

    (traduzione dal Tedesco di Barbara Teresi)

    Giuro su tutte le creature visibili e invisibili: ho sette vite. Come un gatto. Anzi no, ne ho addirittura il doppio. I gatti potrebbero diventare verdi dall’invidia. Nella mia vita i miracoli sono sempre accaduti all’ultimo minuto. Io ci credo, ai miracoli. A queste insolite eccezionalità per le quali semplicemente non c’è altra definizione. Uno dei misteri della vita. Questi miracoli hanno molto in comune con le coincidenze, ma non posso neppure definirli coincidenze perché queste ultime non capitano di frequente. Un caso è un caso, per banale che possa suonare. Si può parlare di una, massimo due grandi casualità nella vita, ma non certo di una gran quantità di avvenimenti fortuiti. Ci sono quindi eventi che sono miracoli, e non coincidenze: così mi permetto di teorizzare, pur senza seguire una logica aristotelica. Non sono una persona superstiziosa, non credo all’ultraterreno né all’occulto. Nel corso della mia vita ho, per così dire, sviluppato il mio personale orientamento religioso, adatto a me soltanto. Assolutamente individuale. Ad oggi, per esempio, io venero gli pneumatici. Sì, i copertoni delle auto! Per me non sono soltanto i piedi delle macchine, sono angeli custodi. Lo so, non deve suonare del tutto sensata come affermazione, dato che molta gente ci ha lasciato la vita, sotto gli pneumatici. Ma uno pneumatico può anche salvarti la vita. Ed è così che ha avuto inizio il primo miracolo. Ero a Baghdad, in carcere. Trovarsi in galera a Baghdad non è affatto un miracolo, e negli anni Novanta era perfettamente normale. Mentre ero lì… per continuare la lettura qui