Tag: Guerra

  • Viviana Mazza, “Corriere della Sera”, 5 marzo 2017

    Viviana Mazza, “Corriere della Sera”, 5 marzo 2017

    E SE FOSSI MORTO? di Muhammad Dibo

    Intervista. Vi fanno orrore queste immagini. Ma il mio popolo viene ucciso ogni giorno

    di Viviana Mazza, “Corriere della Sera”, 5 marzo 2017

    Muhammad Dibo“Il regime siriano uccide il popolo nelle carceri e con la guerra, lo uccide con gli assedi e con la fame, e queste cose avvengono tutti i giorni, non solo oggi con la strage legata all’uso di armi chimiche. E’ paradossale che ogni volta che le armi chimiche vengono usate in Siria, ci sia clamore sui media, ma poi il mondo torna al suo abituale silenzio pur sapendo che Assad ha continuato a uccidere senza fermarsi un solo giorno per sei anni. Le morti per i gas sono più gravi di quelle avvenute in carcere o con altri metodi? Siamo di fronte ad un mondo sordo che sembra dire ad Assad: uccidi, ma non con le armi chimiche! Fallo con i carri armati, i bombardamenti aerei, ma non con le armi chimiche”. Muhammad Dibo è uno scrittore siriano. Partecipò nel 2011 alla rivolta contro il regime. Dopo l’arresto e le torture in carcere, nel 2014 ha lasciato il Paese. Vive in esilio a Berlino e dirige “Syria Untold“, testata web di attivismo civile. Il 20 maggio sarà al Salone del Libro di Torino per parlare del romanzo “E se fossi morto?” (il Sirente), nel quale racconta che “se vivi in Siria, la fine può arrivare in ogni momento: sotto le bombe o in uno dei tenebrosi sotterranei dei servizi segreti”.

     

    L’America di Trump ha detto che rimuovere Assad non è una priorità: pensa che questo abbia dato carta bianca al regime?
    “La posizione dell’America Trump non è diversa da quella dell’amministrazione Obama. L’unica differenza è che Trump dice apertamente ciò che Obama faceva tacitamente. Obama è stato più pericolo e insidioso per i siriani, li illudeva di essere contro Assad, ma in pratica gli ha fornito tutte le carte per sopravvivere: non ha aperto bocca sull’intervento di Hezbollah e dell’Iran, ha spianato la strada alla Russia e si rimangiato le dichiarazioni sulla “linea rossa” delle armi chimiche.

    Lei crede che, sei anni dopo, siano rimaste solo due opzioni: il regime o i jihadisti?
    “In Siria c’è ancora un popolo che vuole uno Stato libero e giusto, ma è tra le grinfie dei jihadisti e di Assad, due facce della stessa medaglia. Ci sarebbe una terza via: sconfiggere gli uni e l’altro. L’America e l’Europa credono di fare i loro interessi. Il rischio è che ne pagheranno il prezzo: le dittature sono terreno fertile per il terrorismo”.

  • Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra

    E’ arrivata la seconda ristampa de “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra”, Disponibile nelle migliori librerie

    Festeggiamo con l’ultima recensione apparsa su Leggere:tutti

    «Perché c’è una guerra, Yasmine?» si chiede Adam, il piccolo protagonista del romanzo d’esordio di Sumia Sukkar “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra”, pubblicato nella versione italiana dall’editore il Sirente.

    Una storia fatta di colori. Quelli che Adam utilizza per fissare alcuni momenti della sua quotidianità su tele delle quali si mostra particolarmente orgoglioso, ma altrettanto geloso, al punto da mostrarle solo a chi è degno della propria considerazione. Colori che, nella mente del protagonista, hanno una consistenza, un suono, un sapore.

    È questo, infatti, un romanzo da leggere utilizzando tutti i sensi: se la vista è rapita dalla tavolozza di colori che caratterizza l’intera storia, l’udito è stimolato dal suono lontano delle armi che devastano, giorno dopo giorno, la città di Aleppo o dal continuo sof are di Liquirizia, un gatto randagio che diviene parte integrante della vita quotidiana di Adam. Il gusto, invece, ha il sapore dolce del miele, che per giorni diviene l’unica fonte di sostentamento di un’intera famiglia, o quello acre degli avanzi rimediati in un bidone dell’immondizia. All’olfatto è af data la possibilità di riconoscere la propria sorella Yasmine, completamente cambiata nel corpo e nello spirito, dopo un periodo di detenzione tra le mani di spietati aguzzini, che non si fermano nemmeno davanti alle urla disperate di donne ridotte in n di vita. Infine, è il ricordo di ciò che si poteva s orare o tenere stretto, l’esperienza tattile di Khaled, uno dei fratelli maggiori di Adam, cui toccherà la dolorosa umiliazione di vedersi privato delle mani.

    Il punto di forza di questa storia sta senz’altro nei protagonisti: Adam, piccolo narratore di questa storia, fa dell’ingenuità quella caratteristica che permette al lettore di accettare ogni cosa senza storcere il naso. Yasmine, sorella maggiore e, di fatto, madre di Adam per necessità, è un personaggio che cresce rapidamente, con lo scorrere delle pagine. Da ragazza innamorata, diviene una donna matura in grado di fronteggiare qualsiasi emergenza af dandosi alla propria tenacia, senza troppo badare alle cicatrici che le ha lasciato addosso l’ennesima guerra insensata.

    Khaled, Isa, Tareq, Baba e Amira sono i gregari perfetti di una squadra allestita sapientemente per accompagnare il lettore in una storia dai contorni onirici, ma con una fortis- sima componente di veridicità.

    Un romanzo che parla della guerra con gli occhi incantati di un bambino, che non smette di dipingere e di percepire i colori.

    Paquito Catanzaro Leggere:Tutti
    SUMIA SUKKAR

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra

    Il Sirente, 2016
    pp. 268, euro 15,00

  • Anna Teresa, “Tea Time Translation” (25 gennaio 2017)

    Anna Teresa, “Tea Time Translation” (25 gennaio 2017)

    IL RAGAZZO DI ALEPPO CHE HA DIPINTO LA GUERRA di Sumia Sukkar

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra

    di Anna Teresa, “Tea Time Translation” (25 gennaio 2017)

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra : Sumia Sukkar“Mi siedo sul pavimento vicino a Yasmine e baba e penso a come siamo arrivati a questo. Le nostre vite procedevano secondo una routine perfetta, in cui mi trovavo proprio bene, ma ora non so più chi siamo, né cosa stia succedendo. Per via della guerra ho così tante incertezze in testa, come un nuvolone grigio in attesa di scrosciare e tuonare giù. Io non voglio che mi tuoni addosso.”

    Da leggere con una tazza di karkadè, rosso come il colore amato da Adam, che rappresenta Yasmine, ma anche come il sangue, protagonista onnipresente della guerra.

    Durante il Pisa Book Festival 2016, alla presentazione del suo romanzo, l’autrice Sumia Sukkar spiegava che la scelta di scrivere questo libro è stata guidata dalla volontà di dare un volto, una voce e una storia ai siriani coinvolti nella guerra che ha stravolto il loro paese e di risvegliare i lettori da quella sorta di assuefazione per cui, ormai, quando scorrono in TV le immagini di bombe, guerra e attentati provenienti dalla Siria non ci si stupisce più.

    Sumia Sukkar, nella versione italiana con il magistrale aiuto della traduttrice, Barbara Benini, trascina il lettore in una Aleppo agli albori della guerra, dove la famiglia di Adam, quattordicenne affetto da sindrome di Asperger e appassionato di pittura, conduce una vita quotidiana simile alla nostra, con il padre e i fratelli più grandi che vanno a lavorare e Adam che frequenta la scuola, raggiungendola a piedi da solo ogni giorno, a dimostrazione di quanto la città sia tranquilla. In un attimo, ci si immerge nella storia, la famiglia di Adam potrebbe essere la nostra, cenano insieme, alla TV guardano quegli stessi film americani che passano sui nostri schermi. Ma ad Aleppo qualcosa che Adam non capisce sta accadendo, si parla di libertà e ribellione, e in un vortice irrefrenabile arriva la guerra, che Adam non comprende, ma che anche gli adulti sembrano capire poco.

    “Non so nemmeno perché ci sia una guerra. Perché c’è una rivoluzione? Perché stanno portando via la mia famiglia? Che cosa è successo mentre dipingevo e andavo a scuola? Perché improvvisamente parlano tutti di politica, mentre prima si parlava solo di arte, moda, religione e viaggi?”

    Non si sa più chi sono gli amici e chi i nemici, perché la violenza si diffonde prepotente, fino a far diventare abituali scenari da film splatter, pieni di sangue e parti di corpi umani.

    Sebbene in qualche capitolo la prospettiva cambi, per mostrare lati più oscuri della tragedia che si sta svolgendo in Siria, la maggior parte della narrazione proviene dallo sguardo innocente di Adam che, attraverso la sua malattia, ha il dono di vedere il colore di persone ed emozioni: Yasmine “normalmente è rosso rubino”, “Kahled è arancione, Tareq ha il colore delle foglie di tè e Isa è verde”. Solo la distruzione e la disperazione totale lo porteranno a vedere nient’altro che grigio.

    Di solito, quando un libro mi piace, è perché mi arricchisce in qualche modo e cerco di consigliarlo a tutti perché vorrei che anche gli altri ne fossero altrettanto arricchiti. In questo caso, credo proprio che si tratti di un testo fondamentale per il lato umano di ciascuno di noi e per guardare il disastro siriano da una prospettiva diversa. Consiglio a tutti di leggerlo, perché dobbiamo cercare di restare umani.

    Dopo aver letto Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra, riesco a capacitarmi ancora meno del fatto che l’autrice lo abbia scritto a soli 21 anni. Gli argomenti trattati, dalla guerra siriana alla sindrome di Asperger, e il modo in cui la scrittrice ne parla lasciano a bocca aperta.

    Quando la storia finisce, la mente vola subito all’attualità di Aleppo, dove la guerra non si è ancora fermata e i bambini sono costretti a vivere situazioni terribili come quelle narrate da Adam. Sumia Sukkar ha ragione a cercare di sensibilizzare chi ha la fortuna di essere lontano da tutto questo dolore e l’incoscienza di non capire che, al di là della distanza geografica, siamo uguali, a prescindere da quale sia la nostra religione, pelle o nazionalità.

    Come ha scritto Francesca Paci su La Stampa, “chiuso il libro resta la Storia, difficile fare ancora finta di niente”.

    Leggete anche voi Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra e fatemi sapere quali sono le vostre impressioni. Per chi è della zona, giovedì, 2 febbraio, ne parleremo al circolo di lettura IL SOGNALIBRO presso la Libreria Mondadori di Sarzana. Vi aspetto lì!

  • Maria Emilia Piccone, “Leggere a Lume di candela” (20 gennaio 2017)

    Maria Emilia Piccone, “Leggere a Lume di candela” (20 gennaio 2017)

    IL RAGAZZO DI ALEPPO CHE HA DIPINTO LA GUERRA di Sumia Sukkar

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra

    Voci da mondi diversi

    di Maria Emilia Piccone, “Leggere a Lume di candela” (20 gennaio 2017)

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra : Sumia SukkarEra il 2012 quando la città di Aleppo, in Siria, iniziò ad essere al centro della guerra civile fra forze governative e ribelli. Adam, “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra“, rappresenta tutti noi che viviamo lontani e siamo ignari delle cause che hanno scatenato la guerra, che facciamo fatica a capire. Anche Adam non capisce: ha quattordici anni ma non si comporta e non si esprime come un suo coetaneo. Sembra più infantile, ci dice lui stesso che sente dire di sé che è ‘strano’ e che i compagni di scuola lo prendono in giro per questo e lo lasciano in disparte. E’ il più giovane in una famiglia numerosa- ha tre fratelli e una sorella. Ed è la sorella Jasmine che si prende cura di lui dopo che la mamma è morta. Adam non vuole essere toccato, non vuole che il suo cibo sia mescolato a quello di altri e ha una passione per i colori. Anzi, ha una predisposizione per il disegno e la pittura, riesce ad esprimere nei suoi quadri quello che ha dentro di sé e mai riuscirebbe a comunicare con le parole-sono i colori che gli danno la chiave di accesso della realtà. Jasmine è rosso rubino per lui- e il rosso è un colore di forza vitale e d’amore. Prima dell’inizio dei bombardamenti l’atmosfera di Aleppo è arancione e azzurro di cielo e di luce e di sole. Anche i libri hanno un colore: Aschenbach, il protagonista di “Morte a Venezia”, è grigio (d’altra parte il grigio della cenere è nel suo stesso nome, anche se Adam non lo sa). Poi cambierà tutto, perché il rosso diventerà il colore del sangue, Adam arriverà a dipingere con il sangue, e il mondo si incupirà nelle tonalità del nero e del grigio e del viola.

      Quello che Sumia Sukkar, nata e cresciuta in Inghilterra in una famiglia siriana-algerina, descrive, è un frammento di guerra, con scene apocalittiche viste attraverso gli occhi di un ragazzino che forse ha la sindrome di Asperger, che si chiede che cosa stia succedendo, chi siano i buoni e chi i cattivi e perché si fanno la guerra? non sono forse tutti siriani? I suoi punti fermi crollano uno dopo l’altro, proprio come gli edifici che si sbriciolano in un grigiore di polvere e macerie- prima un fratello (l’intellettuale che scrive poesie), poi l’altro (ritornerà preceduto da una scena raccapricciante), poi la sorella (sappiamo che cosa attenda una donna catturata durante una guerra, e il velo in testa non è certo uno scudo. Quando riappare, Adam non la riconosce), il padre è precipitato in una demenza precoce causata dal dolore. Soltanto un gattino, salvato dalle rovine, può ricompensare, in parte, Adam per quello che ha perso. La lunga marcia verso Damasco è il cammino della speranza verso la salvezza di un riparo.

    Il romanzo di Sumia Sukkar non ha la pretesa di essere un libro di storia, pare essere un libro scritto di getto, come se la giovane scrittrice fosse rimasta sconvolta nel vedere la distruzione nelle immagini del paese in cui la sua famiglia ha radici. Manca di precisione e alcune delle scene descritte appaiono improbabili (le reazioni di feriti gravissimi in ospedale, il ritorno di un fratello in condizioni che non voglio anticipare ma che sono in contrasto con il suo comportamento troppo naturale). Non viene mai detto chiaramente quale sia la sindrome di Adam ed è meglio così: se non è definita, per il lettore è più facile accettare le discrepanze tra i suoi atteggiamenti. E tuttavia, ciò detto, è un libro che si legge facilmente e che ci avvicina ad un paese, ad una guerra, ad un dramma che non possono lasciarci indifferenti.

  • Un corpo senza pelle

    Un corpo senza pelle

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra di Sumia Sukkar

    Rosso rubino è il colore preferito da Adam, è il colore che emana da sua sorella Yasmine quando è felice. La sua risata è divertente: è come sbucciare una mela su una superficie bagnata e splendente. Il grigio è il colore della negatività, Gustave Aschenbach di Morte a Venezia pulsa di grigio, deve essere cattivo, il grigio è il colore dei bulli che lo tormentano a scuola. L’arancio mescolato al blu è il terrore negli occhi di qualcuno. Il viola è il colore della morte, il colore che esalava dalla bara di mamma quando se ne è andata. Adam capisce i colori, il loro alfabeto e se ne serve per dipingere il suo mondo, che si riduce alla casa che è anche il suo santuario, un luogo in cui può nutrire le sue ossessioni e dove gli altri le rispettano. Sa esattamente quali mattonelle saltare per arrivare al frigo senza che accada nulla di brutto, sa come saltare dalla soglia di camera sua al letto schivando il tappeto, sa quanti passi a destra fare prima di uno a sinistra, conosce gli umori dei suoi cari: baba, che torna a casa tutte le sere alle 16:48, i suoi Tareq e Khaled con cui non parla mai perché la sua voce si rifiuta di uscire dalla gola, suo fratello Isa e sua sorella Yasmine con cui riesce a comunicare anche se non ama molto farlo. Vive in un mondo governato da regole e abitudini che non riesce a decifrare. Adam non capisce le menzogne: perché le persone, scelgono di raccontare qualcosa che non è accaduto tralasciando invece qualcosa che è accaduto? Adam non capisce le barzellette, ma sa ridere, solo Yasmine e il suo amico e vicino di casa Ali sanno come farlo ridere. Adam non capisce le metafore, ma ne usa a piene mani per interpretare le emozioni. Adam non capisce la guerra: perché qualcuno dovrebbe voler fare del male a qualcun altro, privarlo della vita o delle mani o del suo bambino non nato, o della casa o di tutto questo insieme? Queste cose lo confondono, il verde della malattia lo rattrista e in queste occasioni battere i piedi, dondolarsi, contare, non basta a calmarlo, ha bisogno di tirare l’elastico che ha al polso una, due, mille volte, anche se il rumore infastidisce baba e i segni rossi si fanno sempre più marcati…

    Adam proclama di non capire le emozioni, ma, con l’irrompere della guerra nella sua vita, con l’instabilità crescente dei pilastri che sorreggono il suo mondo, la fuga da Aleppo verso la salvezza a Damasco, la fame, la sete, il dolore, le ferite sue e dei suoi familiari, le perdite, i distacchi temporanei o definitivi che siano, tutta la sua esistenza è scardinata, il blumarino e il bianconeve ‒ i colori della morte e del dolore e della perdita ‒ sono sempre più presenti, ecco che le emozioni gli fluiscono attraverso, gli sferzano la carne, non ha più barriere né pelle per difendersi. Non rimangono che il gatto Liquirizia e un orecchio che nasconde in tasca e tira fuori quando ha bisogno di confidarsi, di riversarci dentro il mare di dolore e confusione che lo soffoca. La sindrome di Asperger de Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra è una parte essenziale del libro esattamente quanto la guerra. Adam racconta se stesso e ciò che gli è esterno attraverso l’unico alfabeto che gli è familiare: i colori; le sue ossessioni sono la barriera di difesa tra un ragazzo che sembra vivere gli eventi attraverso un corpo senza pelle, tutto lo tocca in maniera dolorosa e stordente, il mondo suona le sue note stonate e cacofoniche strimpellando direttamente sulle corde dei suoi nervi. La voce di Yasmine, che si alterna alla sua nel racconto della fuga, è invece potente, stentorea, quasi dolorosamente concreta. È una donna appassionata, una combattente risoluta, che ha pagato col proprio corpo il prezzo della ribellione, che ha rinunciato a molto per amore di Adam e che guiderà tutta la famiglia nella marcia massacrante attraverso il deserto, si prenderà cura di tutti, di Amira e del bambino fantasma che abita nel suo corpo, di Khaled senza mani, di Ali e Adam e Tareq; prende decisioni dure come lasciar andare via verso la salvezza baba malato; ingoia il dolore della perdita di Isa e sopporta le torture e il carcere. Un libro complesso, potente, che affronta due temi difficilissimi con leggerezza e originalità non disgiunte da una profonda capacità di indagine, un testo in cui tutto ha un suo senso e contribuisce a declinare e disegnare le emozioni di Adam e di tutti gi attori di un dramma che da nazionale si fa intimo, personale. Molto significativa è la scelta dell’autrice di non usare le maiuscole per alcuni nomi propri o di usarle in un certo modo per dare forza grafica agli stati d’animo. Nel complesso un bellissimo libro, a partire dalla veste editoriale curatissima impreziosita da una stupenda copertina e da un cameo in prima pagina che sintetizza il tema del libro.

    Mangialibri, Lisa Puzella, 11/01/2016

  • La guerra filtrata dai colori di Adam

    La guerra filtrata dai colori di Adam

    IL RAGAZZO DI ALEPPO CHE HA DIPINTO LA GUERRA di Sumia Sukkar

    Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra su SuperAbile

    (il magazine per la disabilità)

    Nato con la sindrome di Asperger, il quattordicenne Adam è il protagonista del romanzo Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra (Editrice il Sirente), in cui Sumia Sukkar racconta il conflitto siriano attraverso lo sguardo di un ragazzo a cui non «piace incontrare persone nuove». Proprio perché Adam cerca di esprimere le sue emozioni attraverso la pittura, ogni capitolo prende il nome di un colore, quello che avvolge le persone a seconda dei loro stati d’animo, ma il suo preferito è il rosso rubino, anche se non sopporta vedere il sangue.

    «Ogni tanto uso toni pastello, altre volte forti e accesi», dice il protagonista, che cerca di resistere alla violenza assurda della guerra attraverso l’arte, concentrandosi anche su immagini e suoni. Nel drammatico viaggio verso Damasco, lascerà cadere la barriera del contatto fisico con la sorella Yasmine, in seguito a un bombardamento che li ferisce entrambi. «Guerra significa perdere ciò che ami. Pace è ciò che resta quando finisce la guerra», sintetizza. Britannica di padre siriano e madre algerina, l’autrice Sumia Sukkar ha 24 anni ma ha scritto il suo romanzo d’esordio tre anni fa, dopo aver studiato scrittura creativa alla Kingston University di Londra. Un successo di critica e di pubblico: nel 2014 il riadattamento radiofonico è andato in onda nel programma Saturday Drama della Bbc e sono stati acquistati i diritti del libro per la realizzazione di un film.

    SuperAbile Inail, Laura Badaracchi, Gennaio 2017

  • Reset (Francesca Bellino, 11 gennaio 2017)

    Reset (Francesca Bellino, 11 gennaio 2017)

    IL RAGAZZO DI ALEPPO CHE HA DIPINTO LA GUERRA di Sumia Sukkar

    Reset (Francesca Bellino, 11 gennaio 2017)

    “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra” il nuovo libro di Sumia Sukkar

    Quando esplode una bomba per Adam, il giovane protagonista di “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra” di Sumia Sukkar (Il Sirente, traduzione di Barbara Benini), diventa tutto grigio. Ogni emozione per lui corrisponde a un colore e ogni choc lo spinge a dipingere. Adam vive ad Aleppo, ha 14 anni, è affetto dalla sindrome di Asperger, disturbo dello sviluppo imparentato con l’autismo, ed è sua la voce narrante della storia che Sumia Sukkar, giovane autrice nata a Londra nel 1992 da padre siriano e madre algerina, ha scelto per raccontare la vita di una famiglia siriana nel mezzo della drammatica crisi cominciata nel 2011.

    Un punto di vista originale che enfatizza e potenzia la sensazione di incomprensibilità e di assurdo che si prova di fronte al conflitto siriano e che porta l’attenzione sul mondo dell’infanzia ferita dalle guerre. I bambini siriani, infatti, come sottolinea anche l’autrice “si sono svegliati improvvisamente un giorno e si sono trovati adulti, perdendo una parte essenziale dell’esperienza della crescita”.

    Scuole chiuse, polvere su ogni superfice, mancanza di cibo e di elettricità, corpi stesi a terra, boati improvvisi, paura, violenza e distruzione ovunque. “Non c’è più colore ad Aleppo. Tutto è grigio, anche noi”. Questa è la realtà che il piccolo Adam vive d’un tratto nella sua bella Aleppo, città che Sumia Sukkar non ha mai visto ma che si è fatta raccontare dai parenti in lunghe e strazianti conversazioni via Skype.

    Più che il luogo per l’autrice era importante mostrare le difficoltà di comprensione della situazione che si vivono oggi in Siria e che lei stessa prova. Una realtà che Sumia sente appartenerle profondamente pur essendo nata in Inghilterra e sentendosi “a casa” a Londra. Adam, il protagonista, non capisce quello che succede intorno a lui. La guerra gli fa girare la testa. Non riesce a rintracciare i pensieri, metterli in ordine e a dire ciò che sente.

    “Ho scelto un personaggio con la sindrome di Asperger per dargli un tocco di innocenza, in contrasto con le cose orribili che accadono in guerra” spiega l’autrice al suo debutto narrativo che ha già raccolto molti successi, tra cui la drammatizzazione radiofonica della storia trasmessa nel prestigioso “Saturday Drama” della BBC, dopo la quale sono stati acquistati i diritti per la realizzazione di un film tratto dal libro.

    Sumia fa girare la vita del protagonista intorno al colore. Adam vede le persone avvolte da un’aurea colorata a seconda dei loro stati d’animo e, per provare sollievo, dipinge il suo terrificante vissuto, giorno per giorno, choc dopo choc, mentre la sua meravigliosa città viene divisa e distrutta dai bombardamenti. Restano nelle strade solo scheletri di palazzi, pozze di fango, fasci di fili elettrici penzolanti e fumo nell’aria, la gente muore o scappa e anche la sua casa finirà in macerie. L’unico modo che il ragazzino trova per non pensare, per esprimere le sue emozioni e per sopravvivere a un’atmosfera cupa, impolverata e nebbiosa è la pittura.

    L’arte diventa così una forma di resistenza a questo momento buio in cui il giovane protagonista si trova tanto da valutare la possibilità di disegnare con il sangue, inteso come metafora di vita. “Come può il sangue prendere il posto del colore?” si chiede a un certo punto quando gli compare davanti agli occhi e una parte di sé lo spinge a prenderne un po’ per dipingere. “Il sangue è veramente denso, ma c’è ne così tanto che sembra acqua… / Sembra caldo e freddo allo stesso tempo. Quando tocchi il sangue, è come se le tue sensazioni si scollegassero. I miei sensi sono confusi…” dice Adam e tira indietro la mano. Poi fa uno schizzo: un occhio nel mezzo della pagina con una pupilla che ha dentro una storia. Come se quella storia fosse tutta da scrivere: la storia della nuova Siria che rinascerà dopo la distruzione.

  • Cristiana Missori, “ANSAmed” (7 novembre 2011)

    Cristiana Missori, “ANSAmed” (7 novembre 2011)

    IL RAGAZZO DI ALEPPO CHE HA DIPINTO LA GUERRA di Sumia Sukkar

    Pisa Book Fest apre finestra su Siria con Hamadi e Sukkar

    di Cristiana Missori, “ANSAmed” (7 novembre 2011)

    Dall’11 al 13 novembre torna il Pisa Book Festival, il salone nazionale del libro dedicato alle case editrici indipendenti italiane. Ospitata al Palazzo dei Congressi, la maIl ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra : Sumia Sukkarnifestazione – che dal 2003 riunisce editori, scrittori, traduttori, illustratori e artisti italiani e stranieri – aprirà una finestra sulla tragedia siriana con un doppio appuntamento: quello con Shady Hamadi, che presenterà il suo ultimo libro, ‘Esilio dalla Siria. Una lotta contro l’indifferenza’ (Add Editore, 2016) e Sumia Sukkar, con il suo ultimo romanzo, ‘Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra‘ (il Sirente, 2016). Due giovani autori – il primo nato a Milano nel 1988 madre italiana e padre siriano; la seconda, nata a Londra nel 1992, da padre siriano e madre algerina – che raccontano il dramma e la sofferenza del popolo siriano. Hamadi, attraverso il suo personale esilio (fino al 1997 gli è stato vietato di entrare in Siria in seguito all’esilio del padre Mohamed, membro del Movimento nazionalista arabo), affronta temi quali identità, integralismo, rapporto tra le religioni, libertà e lotta contro la dittatura. Sukkar invece sceglie di farlo attraverso gli occhi di un ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger, che vuole capire il conflitto siriano e i suoi effetti dipingendo le sue emozioni.

  • La verruca sul naso di Putin

    La verruca sul naso di Putin

    | The Post Internazionale | Sabato 8 marzo 2014 | Massimiliano Di Pasquale |

    L’opinione dell’autore di “Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa sconosciuta”

    È stato l’economista russo Andrei Illarionov, ex consigliere di Putin caduto in disgrazia per aver criticato la guerra del gas voluta dal Cremlino nel 2006 contro l’Ucraina arancione di Viktor Yushchenko, ad anticipare più di un mese fa alla tivù Hromadske TV lo scenario cui si sta assistendo in questi giorni in Crimea.

    Se, come aveva dichiarato Illarionov, l’allora presidente Yanukovych non fosse riuscito a fermare con la forza la protesta di piazza, allora i russi sarebbero intervenuti direttamente con i carri armati. Lo schema sarebbe stato quello già visto in Georgia nel 2008. Milizie russe avrebbero cercato di provocare un incidente ad hoc contro un cittadino di passaporto russo, avrebbero poi incolpato dell’accaduto l’esercito ucraino e, con la scusa di proteggere la popolazione russa della Crimea, avrebbero quindi invaso la penisola ucraina.

    In Ossezia del Sud nell’agosto del 2008 l’allora presidente Mikheil Saakashvili, ordinando al suo esercito di intervenire per porre fine ai bombardamenti di villaggi georgiani da parte delle forze separatiste ossete, offrì infatti il pretesto ai carri armati russi per invadere la Georgia. Oggi, a meno di una settimana dalla destituzione di Yanukovych del 22 febbraio e dalla nascita di un esecutivo ad interim presieduto dal premier Arseniy Yatsenyuk e dal presidente Oleksander Turchinov, Putin ha già inviato il primo contingente militare in Crimea, penisola che dal 1954 fa parte dell’Ucraina, violando la sovranità territoriale del paese.

    Motivazione ufficiale, di quella che Kiev ha definito una grave provocazione e il preludio a un possibile conflitto armato tra Russia e Ucraina, “stabilizzare la situazione in Crimea e utilizzare tutte le possibilità disponibili per proteggere la popolazione russa locale da illegalità e violenza”. L’attività diplomatica internazionale – in particolare la dura reazione del presidente statunitense Obama che ha deliberato sanzioni economiche nei confronti di Mosca, il boicottaggio del G8 di Sochi e l’interruzione di tutti i legami militari con il Cremlino incluse le esercitazioni e le riunioni bilaterali – ha scongiurato per ora lo scoppio di una guerra.

    Ciononostante a Simferopoli, il parlamento della Repubblica Autonoma Crimea, di concerto con le autorità russe, senza interpellare la Rada di Kiev, ha già indetto per il 16 marzo un referendum per chiedere la secessione dall’Ucraina e l’annessione alla Federazione Russa. A nulla sono valse le scomuniche espresse venerdì 7 marzo dal Consiglio straordinario dei 28 capi di stato e di Governo della Ue e dagli Stati Uniti che hanno definito illegittima la consultazione. La crisi di questi giorni tra i due paesi, la più grave nell’area post sovietica dal crollo dell’URSS, nasce dal successo di Euromaidan, la rivolta popolare che ha sconfitto il regime di Yanukovych, il quale nelle ultime settimane aveva assunto un volto sanguinario con l’uccisione di un centinaio di manifestanti.

    Le dimostrazioni di Piazza dei mesi scorsi – che, pur avendo come epicentro Kiev, hanno interessato tutta l’Ucraina – sembrerebbero testimoniare la volontà degli ucraini di lasciarsi alle spalle l’epoca post-sovietica e di aprire una nuova fase: quella della rigenerazione morale. Questo ambizioso tentativo deve fare i conti al momento con due questioni: in primis, la volontà di Mosca di ostacolare un progetto che, se vittorioso, porrebbe la parola fine sull’Unione Euroasiatica e fornirebbe linfa vitale anche all’opposizione democratica russa; in secondo luogo, le difficoltà interne legate alla situazione economica del paese.

    Affinché l’Ucraina possa vincere questa sfida occorre che Europa, Canada e Stati Uniti la sostengano finanziariamente con un piano mirato di prestiti e investimenti, e che la Comunità Internazionale garantisca con ogni mezzo la sua integralità territoriale ottemperando al memorandum di Budapest. Con quell’accordo, firmato il 5 dicembre 1994 nella capitale ungherese, l’Ucraina cedeva il suo arsenale nucleare in cambio della garanzia della tutela della sua sovranità e sicurezza da parte di Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti.

    Se il Cremlino riuscisse infatti a creare un’enclave separatista in Crimea, ciò potrebbe innescare pericolosi effetti domino nell’est del paese. E quella che è stata finora la rivoluzione di un popolo contro un regime corrotto potrebbe trasformarsi in una vera e propria guerra civile qualora l’opera di destabilizzazione della Russia, attraverso provocazioni militari e disinformazione mediatica, avesse successo. Nel periodo della presidenza Putin, il giro di vite sulla stampa indipendente ha favorito il progressivo ritorno a metodi di propaganda neo-sovietica in linea con una lunga tradizione di manipolazioni e distorsioni della realtà.

    Non è un caso che da qualche giorno, proprio nella Crimea occupata, le reti televisive ucraine Canale 5 e 1+1 siano state oscurate, sostituite da canali russi. La macchina ben oliata della disinformacija ha favorito la diffusione di notizie false come quella che dipinge i manifestanti del Maidan come fascisti e antisemiti, o quella secondo cui il nuovo governo ad interim avrebbe negato agli ucraini il diritto di parlare russo.

    “L’Ucraina è in mano a estremisti e fascisti. Chiediamo aiuto ai fratelli russi perché ci vengano a liberare”. La rozzezza di certe manipolazioni farebbe sorridere se non fosse che la situazione in Crimea, che rischia di estendersi a tutto il paese, è davvero drammatica. La verruca sul naso della Russia – così Potemkin chiamava la Crimea – è tornata a fare male. Auguriamoci non sia il preludio a una Nuova Guerra Fredda che soffochi nel sangue le aspirazioni di libertà, pace e democrazia del popolo ucraino.

    L’autore, Massimiliano Di Pasquale, è membro dell’AISU, Associazione Italiana di Studi Ucraini. Autore di “Ucraina terra di confine. Viaggi nell’Europa sconosciuta” (Il Sirente). Lo scorso 5 Febbraio 2014 è stato relatore alla tavola rotonda ‘Ucraina Quo Vadis?’ organizzata dall’ISPI.