Dimentichiamoci della cultura beat e freak degli anni 70-80 italiani. C’è di più

Racconti cubisti (Prikedelik)

| Sabato 9 giugno 2012 | Carlo Bordini |

Prikedelik parte da una cultura che in linea di massima possiamo definire beat, di qui il suo amore per Burroughs, ad esempio, per il suo carattere visionario, città trasformate in paesaggi metafisici, perfezione di forze occulte, uomini che divengonoi mutanti, una scrittura beffarda, aggressiva ribelle. il suo anore per zappa, i beat
E si lega a forze culturali in Italia alternative, ribelli, sperimentali, come la sua permanenza nel gruppo diretto da Ostuni.
L’uso del fumetto inoltre è tipico di una cultura che in Italia parte dagli anni ’70.
Però nell’ambito di questa cultura di partenza Prike ha una sua profonda originalità beffarda surreale giocosa. E sottolineo giocosa. Il gioco in lui è molto importante. E per restare alla sua scrittura e alla sua poesia esse sono molto più morbide interiori, un’allucinazione in cui ha molta importanza il sogno e che si differenzia molto nettamente anche dalla poesia sperimentale così diffusa in Italia per una carica esistenziale molto marcata.
C’è molta dolorosità, è qualcosa di difficile da inquadrare. Dimentichiamoci della cultura beat e freak degli anni 70-80 italiani. C’è di più. E’ comico e disperato insieme. C’è anche qualcosa di kafka. Il senso di un destino. L’idea di una via di fuga. Una scrittura in cui intensità e assurdo si mischiano. In cui esiste sempre la speranza, frustrata o no, ma esiste. Quindi lui usa mezzi tecnici come il paradosso o l’ossimoro per arrivare a risultati differenti. Ci parla. Ha molta comunicazione col lettore con l’ascoltatore con lo spettatore. E questa voglia di comunicare ,lo differenzia dalla cultura da cui parte. Lo testimoniano le poesie appese qui. Il gioco infermo-inferno è un gioco estremamente comunicativo così come tutti i giochi di parole di cui è intessuta la sua scrittura, cielo . ciarliero, ecc.
La beffa, così presente nella sua cultura di partenza, è rivolta anche contro di sé. E’ un boomerang. Perché questa beffa-boomerang è legata con la speranza. Sempre. E col desiderio.
Sono a volte poesie terribili, come quelle sulle emozioni. Dolore allo stato puro.
Sono poesie che parlano a tutti noi, come la donna invisibile, ma potrei citarne tante altre. Con i suoi giochi, con il suo funambolismo portato all’estremo limite, sia in poesia che nelle immagini, è una specie di Leopardi moderno: un grande poeta, che mischia il gioco con il dolore.
C’è un poeta peruviano a cui somiglia, ed è George Eielson.

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