Francesca Sassoli, “Affaritaliani.it” (19 giugno 2009)

Metro (Magdy El Shafee)
METRO di Magdy El Shafee

Con “Metro”, Magdy El Shafee crea la prima graphic novel araba. E subito si scatena la censura

Francesca Sassoli, “Affaritaliani.it” (19 giugno 2009)

Metro (Magdy El Shafee)Lo abbiamo visto anche in questi giorni in Iran. La censura si è abbattuta sui giornalisti, sui siti internet, sulle “penne” moderate del Paese, sugli studenti universitari di Teheran e i loro professori. Perché più di ogni gesto sono la parola scritta, l’analisi intelligente, lo studio approfondito di un problema, la protesta pensata contro chi toglie voce e libertà al popolo a nuocere ai potenti e – soprattutto – ai prepotenti. Ed è così che un’opera asciutta, efficace, appassionante e sofferta diventa un’arma da spuntare e i suoi creatori rischiano grosso: l’egiziana “Metro” può considerarsi la prima graphic novel in lingua araba e racconta le vicende di un giovane programmatore informatico, Shehab, coinvolto in una rapina da un politico corrotto. Il tema era troppo scottante e scomodo per le autorità del Cairo che ne hanno confiscato fino all’ultima copia e arrestato l’editore Mohamed Sharqawi, titolare della Dar Malameh, che poi ha accusato la polizia di averlo torturato.
No, non è una novella scritta da un cronachista medievale che narra le disavventure di un cantastorie scomodo a un potente feudatario! E’ un fatto tristemente contemporaneo.
Il caso è scoppiato ad aprile scorso, discusso in Italia durante Cartoons on the Bay e fatto oggetto di una petizione da parte del quotidiano on line AgendaComunicazione sul quale è possibile trovare i link per la petizione pro-Metro: l’illustratore e intellettuale egiziano Magdy El Shafee deve rispondere dell’accusa di aver usato un linguaggio sconcio, ma la vera accusa è la critica senza veli contro il governo e la corruzione. Intanto si è affacciato alla Rete e sul social network facebook ha detto la sua verità, pregando di essere sostenuto, cercando amici e sostenitori in tutto il mondo, ai quali chiede di scrivere la frase:  “NO for metro confiscation and trial, Support freedom of arts and expression” sul social network o sui blog (come questo, questo e questo).
Il 18 luglio 2009, dopo una serie di rinvii, una corte egiziana dovrebbe emettere il verdetto. Magdy El Shafee rischia due anni di carcere. Lui, la sua verità,  l’ha raccontata in un’intervista a un sito francese.
Come molti egiziani, Shihab ha dei debiti. E, senza soldi non potrà rimborsarli. Minacciato dai creditori, il giovane informatico, un bel giorno, decide di puntare una banca. Quando il suo complice esita, lo rassicura: “In questo paese ci sono i poveri che vanno in prigione, e tu sarai ricco!” Così comincia il “Metro“, un fumetto-thriller pubblicato a febbraio 2008 in Egitto, ma ritirato dalle vendite due mesi più tardi dalle “brigate del vizio”, il dipartimento della polizia egiziana che si occupa di affari di prostituzione. In causa, due vignette dove si vede una donna nuda ed alcuni insulti volgari, come quelli che sentiamo per le strade del Cairo tutti i giorni.

Una critica del regime.
“L’ufficiale che ha interrogato Mohamed Al Sharqawi, l’editore, gli ha fatto delle domande sul contenuto politico del libro,  prima di venire alla sua presunta oscenità”, spiega Hamdy El Hassiouty, uno degli avvocati del libro . Dietro l’accusa formale di “compromettere la moralità pubblica”, l’egiziano sembra l’obiettivo di una virulenta critica del regime espresso dal Magdy Al Shafee, l’autore del ‘Metro‘. Quando Shihab, il personaggio principale, entra in banca a prendere il bottino, un politico disonesto/losco/sospetto  si fa dare una valigia piena di soldi. Propone un’affare a Shihab: se  rimane in silenzio su ciò che ha visto, non sarà perseguito.
Un altro episodio mostra degli oppositori al regime, aggrediti al momento di una manifestazione, ritracciando un avvenimento reale avvenuto al Cairo il 25 maggio 2006. ” Un cugino dell’eroe gli racconta che un deputato li ha pagati, lui ed i suoi amici, per molestare le donne che manifestavano” ,spiega Mohamed Al Sharqawi, l’editore. Lui stesso attivista è stato arrestato più volte e torturato. “Quello che dice sul ‘Metro‘ è già stato detto nei libri, ma il potere ha capito che il fumetto era più accessibile al grande pubblico e quindi, più pericoloso per lui”.
A 48 anni l’autore, Magdy Al Shafee, non nasconde di aver voluto ritrascrivere uno “spirito di rivolta”. Durante tutto l’albo, il “Metro” è paragonato a una trappola nella quale gli uomini sono rinchiusi, senza sapere che esiste una via d’uscita. Una metafora abbastanza chiara dell’oppressione politica. Con il suo tratto nervoso, Al Shafee è un innovatore anche sul piano artistico. Da principio introducendo un genere: in Egitto, fin’ora, il fumetto non esisteva nei negozi per bambini o sottoforma di romanzo a puntate nei giornali.

Eroe disilluso.
Un lustrascarpe che perde la vista, un direttore di banca ossequioso, una “nonna” inquieta per suo nipote… Magdy Al Shafee eccelle nella pittura dei personaggi della strada egiziana, incrociando le influenze. “Arrivando in Francia per i miei studi, sono rimasto affascinato da Charlie Hebdo. Ho riportato degli esemplari qui domandandomi come adattare questo tono all’Egitto”, racconta l’autore, che lavora peraltro in un’azienda farmaceutica. Il suo eroe, Shihab, bel muso da giustiziere sociale disilluso, fa pensare a Corto Maltese. “Quello che mi piace negli eroi di Hugo Pratt, è che non sono stereotipi, hanno più volti”.
Quando Al Shafee ha cominciato a immaginare “Metro” aveva 5 anni; Golo, autore di fumetti francesi trapiantato in Egitto, è stato il suo mentore. “Mi ha fatto capire come imprimere un ritmo ad un album, come creare un atmosfera sena forzatamente passare da un disegno troppo comlicato.”
Qualunque sia il verdetto del 18 luglio, “Metro” avrà segnato l’atto di nascita del fumetto egiziano.

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