INTRAviste – Il racconto a puntate: La Morte è un vampiro di gomma [I]

In un presente che profonde instabilità, con l’Europa appesa al filo delle trattative, un qualunque lunedì di luglio, ma preferibilmente questo, recuperare l’affascinante tradizione letteraria del racconto a puntate conferisce alla vita sul web nuovi orizzonti di speranza e un non trascurabile tocco d’antan.

La Morte è un vampiro di gomma
un racconto a puntate

parte prima

morte

Paola Levizzi

5 aprile ore 13: 40

Troppa fierezza di sé e nemmeno non dico una cura per il cancro ma una valida soluzione – definitiva – per l’annosa questione dei peli incarniti. INVIO

(570 MiPiace 412Commenti )

 

Paola Levizzi

5 aprile ore 14: 02

Perché forse la cosa che meno sopporto di questo narcisismo imperante, della digitalizzazione dell’identità, dello sdoganamento dell’ego… è che la gente non trova più il tempo per disprezzarsi in solitudine e cercare di migliorarsi almeno un po’ … e solo come dovere verso un ideale di umanità, eh, con requisiti minimi non spendibili per nessun cazzo di gara di popolarità!

(804MiPiace 623Commenti)

 

Paola Levizzi alzò lo sguardo dallo schermo del portatile e lo fissò nel turchese della tenda ikea che copriva la finestra della sua camera da letto. Certi colori hanno un’intensità che vorrebbe fondercisi dentro, appartenervi come a un rifugio a pochi passi dalla realtà. Il riflesso azzurro che si allungava su parte del soffitto e delle pareti sembrava un richiamo, un annuncio indecifrabile di bellezza taciuta, fiera nella sua inaccessibilità.

La stanza, piccola e ben ordinata, rispettava in molte parti del suo arredamento uno standard di dignitosa insignificanza; le assi di legno che componevano il pavimento tradivano una cura non proprio meticolosa: l’insieme tuttavia era accogliente.

Paola si avvicinò al vetro del balcone alle sue spalle per osservare all’esterno i segni di un temporale imminente. La sommità di un albero poco lontano si chinava sotto la spinta del vento; i rami dal folto fogliame verdeggiavano scossi con forza.

Il cielo era una minaccia di bagliori lontani; nell’aria gravava il senso di un eterno presente.

Come ingannare l’attesa della Morte?

Un gabbiano disegnò col suo passaggio un lungo segmento divisorio sopra il tetto arancione della palazzina di fronte, lanciato a gran velocità verso l’ignoto, di cui parziale certezza andava assumendo la pioggia. Il tavolino e le sedie sul balcone presero a sgocciolare con frequenza crescente; sui listelli lignei della base del balcone gocce di pioggia rimbalzavano vivaci.

Suonò il citofono. Paola si voltò con cautela e guardò l’orologio affisso alla parete alla sua destra. Mancavano otto minuti alle quattro. Si avvicinò alla libreria e trasse dalla sua custodia il registratore. Lo accese, riponendolo sui libri della quarta mensola, ad altezza sguardo. Il congegno adesso era posato di lunghezza sulla collana di classici tascabili, Pirandello e Proust gli facevano da giaciglio. Il citofono suonò nuovamente, questa volta in modo più discreto. Paola sganciò il ricevitore.

-Sì? – domandò.

-Dott.ssa Levizzi, sono La Morte – le rispose una voce incolore.

-Sì, prego, terzo piano, scala C– illustrò Paola con leggera ansia.

Paola si guardò allo specchio posto alla destra della porta d’ingresso: la piega dei capelli le sembrò soddisfacente: sobria e ordinata, le conferiva un’aria professionale, come l’occasione richiedeva. Lo sguardo era aperto ma severo, pronto a lasciar trapelare l’ironia, responsabile dell’immagine di giornalista satirica tanto amata e popolare presso  cultori dell’ osservazione pungente e sostenitori dell’ intervento sferzante elevato a bandiera di intelligenza.

La morte saliva le scale a piedi, apprese Paola nell’aprire la porta di casa; quando da un breve sguardo al display dell’ascensore si accorse che era guasto, maledisse al volo i tecnici della manutenzione, soliti farle fare pessime figure con gli ospiti. Lo sguardo fisso verso le scale, inconsapevole della punta della scarpa che scandiva l’attesa, Paola realizzò di lì a poco e con notevole stupore che La Morte assomigliava ai vampiri dei cartoni animati. Una creatura dall’età e dal sesso indefinibili si apprestava infatti a svoltare sul pianerottolo dopo una rampa di scale, reggendo un lungo mantello nero con le mani, affinché non ne intralciasse il passo.

Ciò che la rendeva in tutto simile a una rappresentazione di Dracula di un vecchio cartone animato della sua infanzia, outfit a parte – annotava mentalmente Paola senza staccarle gli occhi di dosso, mentre La Morte proseguiva la sua scalata – era la forma del capo, oblunga; la pelle aveva un colorito grigiastro, ma stranamente luminoso; anche i capelli, nerissimi, sembravano risplendere. Senza che i due proferissero motto, Paola si ritrovò di fronte l’oscura entità da tutti temuta e rispettata, l’implacabile mietitrice di esistenze, colei il cui pensiero l’umanità scaccia a suon di vane distrazioni….

Paola superava La Morte in altezza di tutta la testa; provvista di un corpo flaccido e grassoccio, La Morte non sembrava emanare odori particolari, ma un alone freddo e inumano la avvolgeva. Tese a Paola la mano ma Paola, in un’ondata di raccapriccio, preferì ignorare il gesto: presentiva il contatto spiacevole, oltre i limiti imposti dall’educazione, ben al di là della sua soglia di sopportazione.

-Bene, facciamo presto – disse piano La Morte.

Paola, ancora in preda al disgusto, si fece da parte, e La Morte solcò a passi regolari la stampa cachemire – sfondo blu – del lungo tappeto che rivestiva il corridoio d’ingresso della piccola abitazione. Senza indugi si ritrovò a varcare la soglia dell’ intimo salottino dal quale poco prima Paola soppesava impressioni sulla pioggia.

Può accomodarsi sul divano – disse Paola, indicando con un cenno disinvolto un sofà nero dall’aria soffice e invitante. La Morte, ferma al centro della stanza, passava in rassegna gli oggetti che la circondavano con una sorta di zelo malinconico. Si soffermò sul vaso di cristallo ricolmo di fiori gialli recisi, al centro del tavolo. -Narcisi – disse solo, prima di richiudersi in un mutismo inquietante.

Tutto questo, aveva l’aria di pensare, è destinato a sparire.

[continua…]

 

Racconto a puntate di Simona Ciniglio