È ancora l’unico che abbiamo

Circolo Pasolini Pavia | Sabato 5 settembre 2009 | Irene Campari |

Parliamo del petrolio, altrimenti si rischia di capire poco delle politiche nucleari. In libreria ci sono diversi saggi che trattano l’argomento, da Steve LeVine, Il petrolio e la gloria, edizioni il Sirente, e The the epic quest for oil, money and power di Daniel Yergin, premio Pulitzer per quel saggio del 1991, tradotto in italiano con il titolo Il premio nel 1996 e ora non più in catalogo. Quest’anno l’autore lo ha aggiornato. “Foreign Policy” ha proposto un suo articolo il 24 agosto scorso dal titolo: “It’s still the one”. E’ ancor l’unico. Meritoriamente “Il Sole 24 ore” lo ha tradotto. Le posizioni circa il petrolio, il suo ruolo e quanto durerà sono all’ordine del giorno. Sono apparsi in queste ore sulla stampa internazionale articoli in cui si sottolineava l’ormai avvio del petrolio verso il tramonto. Se si dovesse applicare la teoria dei Cicli di Kondratiev, nel 2025 si dovrebbe arrivare alla saturazione del macrosistema (trasporti e industria) retto da questa fonte energetica e necessariamente il mondo produttivo dovrebbe essere pronto ad adattarsi. La guerra quindi tra il nucleare, fissione o fusione fredda, le energie verdi e rinnovabili avrebbe poco più di 15 anni di tempo per le doglie (riconversione della produzione capitalista compresa e conflitti geopolitici magari spacciati per “etnici”) dopodichè dovrebbe partorire. Di seguito è l’articolo di Yergin.

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