Jérôme Ruillier
Ilaria Vitali
Se ti chiami Mohamed
Les Mohamed

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Rodaan Al Gaalidi
Stefano Musilli
L’autistico e il piccione viaggiatore
De autist en de postduif

Quando Geert compì quattro anni chiese a Janine di suo padre. Lei si alzò, si avvicinò a una cassettiera e tirò fuori una scatola mentre Geert studiava ogni sua mossa. Dalla scatola estrasse poi una cannuccia. [continua / to be continued…]

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Abbas Khider
Barbara Teresi
I miracoli
Der falsche Inder

Giuro su tutte le creature visibili e invisibili: ho sette vite. Come un gatto. Anzi no, ne ho addirittura il doppio. I gatti potrebbero diventare verdi dall’invidia. Nella mia vita i miracoli sono sempre accaduti all’ultimo minuto. Io ci credo, ai miracoli. A queste insolite eccezionalità per le quali semplicemente non c’è altra definizione. Uno dei misteri della vita. Questi miracoli hanno molto in comune con le coincidenze, ma non posso neppure definirli coincidenze perché queste ultime non capitano di frequente. Un caso è un caso, per banale che possa suonare. Si può parlare di una, massimo due grandi casualità nella vita, ma non certo di una gran quantità di avvenimenti fortuiti. Ci sono quindi eventi che sono miracoli, e non coincidenze: così mi permetto di teorizzare, pur senza seguire una logica aristotelica. Non sono una persona superstiziosa, non credo all’ultraterreno né all’occulto. Nel corso della mia vita ho, per così dire, sviluppato il mio personale orientamento religioso, adatto a me soltanto. Assolutamente individuale. Ad oggi, per esempio, io venero gli pneumatici. Sì, i copertoni delle auto! Per me non sono soltanto i piedi delle macchine, sono angeli custodi. Lo so, non deve suonare del tutto sensata come affermazione, dato che molta gente ci ha lasciato la vita, sotto gli pneumatici. Ma uno pneumatico può anche salvarti la vita. Ed è così che ha avuto inizio il primo miracolo. [continua / to be continued…]

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Sumia Sukkar
Barbara Benini
Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra
The Boy From Aleppo Who Painted The War

Il sole è appena sorto. Mi sveglio sempre a quest’ora, semplicemente perché non riesco a dormire se fuori c’è la luce e non mi piace chiudere le tende, perché mi fa sentire in trappola. Una volta stavo giocando a nascondino con Khaled e mi sono nascosto sotto il letto, lui non riusciva a trovarmi. Poi mama l’ha chiamato e si è dimenticato di me. L’ho aspettato per ore. Da quella volta lì ho cominciato a odiare i posti piccoli e bui. Mi fanno paura. [continua / to be continued…]

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Saphia Azzeddine
Ilaria Vitali

La Mecca-Phuket
La Mecque-Phuket

Ecco più o meno quello che rovina le società arabo-musulmane in generale e il mio palazzo in particolare. Abitavo in un casermone in cui i pettegolezzi facevano da fondamenta e il cemento da cervello. “Che ci vuoi fare…”, ecco il massimo che ti sentivi rispondere. Oltre si sfiorava il blasfemo. Non ci si avventurava mai. Per paura che poi la gente dicesse che. [continua / to be continued…]

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Faïza Guène
Federica Pistono
Un uomo non piange mai
Un homme, ça ne pleure pas

Mia madre soffriva nel vedermi solo. Mi credeva, di volta in volta, pauroso, affetto da turbe della personalità, omosessuale. Nulla di tutto questo. Ero solo. Punto. Me n’ero fatto una ragione. Ritengo che non avesse mai realizzato di essere la prima responsabile di quel fatto. Nessuno è solitario di natura. A parte Raoul Wong, a mia madre non erano mai piaciuti i miei amici. Li criticava tutti fino alla nausea. Per quanto riguarda le ragazze, poi, non parliamone nemmeno. Niente e nessuno era abbastanza per suo figlio. [continua / to be continued…]

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Kaouther Adimi
Federica Pistono
Le ballerine di Papicha
L’envers des autres

Ci si aspetta da me che sia forte e paziente. Sono anni ormai che offro, alla compassione e alla cattiveria del mondo, un sorriso amaro e l’anonimato dei miei occhi, nascosti dagli occhiali da sole, falsi Chanel. Da anni mi occupo di Hamza, in questa casa ridicola e in questo ridicolo gioco che chiamano matrimonio. Da anni, seduta in un angolo della finestra della mia camera di ragazza, dove sono tornata ad abitare da quando il mio delizioso marito è impazzito, ascolto il baccano della città e guardo le pietre grigie, le dita increspate su un fazzoletto di seta. [continua / to be continued…]

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Selma Dabbagh
Barbara Benini
Fuori di qui
Out Of It

Erano tempi terribili, ma quell’e-mail cambiò tutto. I bagliori erano iniziati la sera prima, verso le 8.00, Rashid ne era certo, preceduti soltanto da insistenti e distruttivi colpi d’arma da fuoco, da qualche parte, nell’oscurità. Il suo grado di percezione, a quell’ora, era abbastanza alterato dalle foglie di Gloria cosicché, quando erano cominciati i bagliori, lui era ormai fatto, l’aria secca intrisa di fumo tossico e quelle luci cadenti, seppur svanite da un bel po’, continuavano a girargli intorno agli occhi. [continua / to be continued…]

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