La città nordafricana di Khaled Al Khamissi

GIOVEDì 23 aprile 2009, ore 16.30-19, all’Atelier Urban Center Marcello Balbo (IUAV Venezia), Khaled Al Khamissi (scrittore, Il Cairo, Egitto), Daniele Pini (Università di Ferrara) presentano: La città nordafricana nell’ambito del ciclo di conferenze Le città degli altri: spazio pubblico e vita urbana nelle città dei migranti, per conoscere le diverse condizioni urbane da cui provengono i cittadini stranieri residenti a Bologna. Conclusioni di Giovanni Caudo (Università degli Studi Roma Tre).

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Cinque appuntamenti per esplorare lo scenario urbano contemporaneo, visto dall’interno delle “città degli altri”. Città, spazi e dimensioni da cui provengono gli stranieri che vivono a Bologna, verranno illustrati da alcuni dei protagonisti della cultura urbana italiana e internazionale, da architetti, sociologi, giornalisti e scrittori. Tra gli altri, Raul Pantaleo – da diversi anni impegnato a fianco di “Emergency” nella costruzione di ospedali in zone di guerra – Gian Matteo Apuzzo – vincitore nel 2008 del Premio “scritture di confine Umberto Saba” – Jovan Ivanovsky – architetto che ha rappresentato la Repubblica di Macedonia alle ultime due edizioni della Biennale di Venezia – Haris Gazdar – direttore del Centro di Ricerche Sociali di Karachi in Pakistan – Khaled Al Khamissi – con il suo libro “Taxi” diventato un caso letterario in Egitto.

Promosso dall’Urban Center di Bologna, “Le città degli altri” è un ciclo di conferenze per apprendere, per conoscere il rapporto originario, di uso, produzione e consumo degli spazi pubblici, i costumi relazionali e i modi di produrre comunità dei principali gruppi stranieri residenti a Bologna: un dialogo con alcuni dei protagonisti della cultura urbana italiana e straniera. Differenti discipline, differenti lingue e linguaggi si incontrano per tratteggiare i lineamenti della città globale di questo inizio secolo.

La città contemporanea infatti è interessata da forti mutamenti sociali ed economici che ne ridefiniscono costantemente confini, simboli, identità. Si tratta di cambiamenti che si materializzano in particolare nello spazio pubblico. È qui, infatti, nello spazio che diventa luogo, che si stratificano significati, valori sociali e culturali, diretta conseguenza dei mutamenti urbani. In questo senso lo spazio pubblico è sia portatore di una atmosfera, componente dell’identità, della memoria, della storia di una città, sia esito di rielaborazioni che ne modificano significati e usi. Le strade, le piazze, i parchi, le stazioni, sono luoghi soggetti ad usi differenti, sono spazi di passaggio, di incontro, di commercio, di gioco, che possono stimolare la creazione di legami sociali, o costruire conflitto; che possono contribuire al senso di appartenenza o dare la percezione di estraneità, insicurezza, esclusione.

Ma se sono noti gli spazi pubblici e il loro uso nelle “nostre città”, quanto sappiamo delle “città degli altri”, dai Balcani all’Europa dell’est, dall’Asia al Nordafrica? Che cosa conosciamo delle città e dei luoghi da cui provengono gli stranieri che quotidianamente incontriamo a Bologna? Come possiamo co-struire “spazio pubblico” inclusivo se non conosciamo a fondo il contesto soci-ale – con le sue diversità – che abbiamo di fronte? Sono queste le principali domande a cui questo ciclo di conferenze intende cominciare a dare risposta.

“Le città degli altri” è sostenuto da: il settimanale “Metropoli” di La Repubblica, “Il Giornale dell’Architettura”, “Redattore Sociale”, “Città del Capo – Radio Metropolitana”, “Planum – European journal of planning on line” e “Equinozio – Cafè de la Paix”.

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