Magdy El Shafee: ancora un rinvio per “Metro” il blasfemo

Agenda Comunicazione | Lunedì 20 aprile 2009 | Marianna Massa |

Dopo una comparizione di pochi minuti il giudice ha spostato al 12 maggio l’udienza per il processo all’autore della prima graphic novel egiziana e al suo editore, che rischiano due anni di carcere perché viene usato un linguaggio “da strada” e compare una donna col seno scoperto. La protesta al Cairo degli intellettuali, dei fumettisti e dei sostenitori della libertà di espressione. Magdy: grazie anche alla stampa italiana per il sostegno che sto ricevendo.

Ancora un rinvio per il processo che oppone Magdi El Shafee il suo editore Mohammed Sharqawi, titolare della Malamih, alla giustizia criminale del Cairo per la pubblicazione di Metro, il primo romanzo di graphic novel mai uscito in Egitto e subito sequestrato su iniziativa della polizia in quanto ritenuto “contrario alla pubblica decenza” per il linguaggio “da strada” usato dai protagonisti e per l’immagine di una donna a seno nudo. Reato che prevede fino a due anni di carcere.
Sabato 18 aprile il giudice – davanti al quale l’autore e il suo editore erano già comparsi il 4 aprile scorso – ha nuovamente rinviato l’udienza al prossimo 12 maggio.
Come già la volta scorsa, accanto a Magdy, il cui caso sta avendo risonanza internazionale (e che in Italia è stato seguito e diffuso dal nostro dal nostro quotidiano L’Agenda News ed è stato ripreso da numerose testate) c’erano fra gli altri uno dei più importanti scrittori egiziani, Sun Allah Ibrahim, e Basim Sharaf, tra i più famosi autori teatrali emergenti, oltre a fumettisti, illustratori, intellettuali e giovani mobilitati dalla campagna (dal titolo “NO for metro confiscation and trial, Support freedom of arts and expression“) lanciata dal coraggioso autore di Metro u Facebook e numerosi altri siti.
L’udienza di sabato è stata, si può dire, fulminea: in meno di mezz’ora il giudice – in un’aula piccola e affollatissima, sovrastata da mille voci e urla – ha discusso una cinquantina di cause, convocando di volta in volta gli avvocati.
Magdy a atteso il suo turno seduto in fondo, assieme ai suoi sostenitori e ad alcuni giornalisti egiziani e stranieri. Quando è stato chiamato, si è spostato in prima fila, accompagnato da avvocati e sostenitori.
L’udienza è durata pochi minuti, durante i quali l’avvocato difensore, assieme a Sun Allah Inrahim e al fumettista Ahmad el Balad, hanno testimoniato al giudice l’importanza della libertà di espressione artistica ribadendo che le accuse sono infondate. Queste si basano infatti sulla mera presenza nella “graphic novel” Metro di espressioni che secondo la polizia sarebbero troppo volgari e di immagini che rappresentano “una donna dai seni nudi”: tutti elementi, hanno sostenuto difesa e testimoni, che fanno parte del vissuto e del sapere quotidiano egiziano e che non sembrano avere alcun risvolto negativo sulla psiche dei lettori.
Il giudice ha preso nota, poi ha chiuso l’udienza ancora una volta senza alcuna decisione, rinviando il caso al mese prossimo: il 12 maggio appunto. Nessuna notizia della commissione di critici d’arte cui era stato demandato il compito di giudicare l’opera dal punto di vista artistico, superando così – come da richiesta della difesta – l’accusa da codice penale.
Fuori dal bailamme dell’aula, Magdy a dovuto chiedere spiegazioni al suo avvocato per capire cosa fosse successo in quei pochi minuti in cui non si è capito quasi nulla. Subito dopo, parole di gratitudine e riconoscenza per gli amici e la stampa egiziana e internazionale che stanno continuando a seguirlo. «Sono contento – ha detto – che anche dall’Italia mi arrivi tanto appoggio, e spero che continui a essere così. Di non essere lasciato solo. Adesso non bisogna mollare, è necessario continuare a essere presenti e a lottare per la libertà di espressione». «Il giudice – ha aggiunto la moglie Randa con un filo di speranza nella voce – questa volta mi è sembrato più ottimista…»
«Rischiare due anni di carcere – ha commentato l’autore teatrale Basim Sharafper aver disegnato dei seni nudi! Ma ci rendiamo conto? Sono tutte scuse: perché non confiscano anche il dizionario arabo-inglese per le scuole superiori che si usa in tutto l’Egitto? Anche lì c’è una donna con seni nudi! E i canali porno che ormai tutti guardano attraverso il satellite?»

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