MUTAZIONE EGIZIANA Un romanzo, due giovani autori

Vita: istruzioni per l'uso : Ahmed Nàgi

Vita: istruzioni per l’uso di Ahmed Nagi e Ayman al Zorqani

Scrittura e disegno in un’opera di denuncia della restaurazione-metamorfosi in atto al Cairo. Ahmed Nàgi, il romanziere, è in carcere. Ayman al-Zorqani, l’illustratore, spiega perché: «Vogliono cittadini senz’anima e senza impegno politico e sociale».

A suo favore ci sono una forte campagna internazionale con tanto di petizione sulla piattaforma Change.org e il premio Barbey Freedom to Write che gli scrittori di Pen International assegnano ogni anno a un collega che si è distinto per aver difeso il diritto di espressione. La gloria però non l’ha salvato e lo scrittore egiziano Ahmed Nàgi resta ancora in prigione, dove sta scontando due anni di carcere a causa di alcu- ne scene di sesso descritte nel suo ultimo libro e ritenute contrarie alla pubblica morale.

Opera a cavallo tra il romanzo tradizionale e quello grafico, Istikhdam al-Hayat (tradotto in italiano da il Sirente, come Vita: Istruzioni per l’uso) è il secondo libro di uno dei più rappresentativi scrittori egiziani della nuova generazione. Quella di Nàgi (che in italiano ha già pubblicato, nel 2010, Rogers e la Via del Drago divorato dal Sole) è non solo una delle voci più originali dello scenario letterario cairota dei nostri giorni, ma anche una delle più critiche del regime egiziano. Non solo durante l’epoca di Hosni Mubarak, ma anche dopo la restaurazione dei militari, coronata dall’elezione alla presi- denza dell’ex generale Abdel Fattah al-Sisi.

È anche per questo, oltre che per le complesse vicissitudini in cui si trova Nàgi a causa della sua opera, che a mobilitarsi – contribuendo alla pubblicazione della versione in italiano – è stata anche Amnesty International, particolarmente pre- occupata della deriva autoritaria egiziana. Un vortice che ha portato, tra il gennaio e il febbraio 2016, alla scomparsa, alla tortura e alla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni.

«La tragedia di Giulio è solo la punta dell’iceberg di un meccanismo repressivo che non guarda in faccia nessuno e cerca giustificazioni in primis securitarie. Dietro l’arresto di Naji si nascondono motivazioni ben diverse rispetto a quelle pubblicamente dichiarate. È sempre stata una persona invisa ai potenti. Colpendo lui, si vuole mandare un messaggio a tutti coloro che esercitano il loro diritto di espressione senza farsi intimorire dalle minacce del regime», dice a Nigrizia Ayman al-Zorqani, coautore, con le sue illustrazioni, del libro di Nàgi. «Processi come questi si tenevano già prima del 2011 e la ripresa di questa pratica mostra lo stato di salute della democrazia egiziana», aggiunge Ayman, secondo il quale il nome di Ahmed è solo l’ultimo nella lista degli scrittori che hanno pagato a causa di ciò che narrano attraverso i protagonisti dei loro romanzi.

Il libro si apre con un’improvvisa catastrofe naturale che cambia per sempre l’aspetto del Cairo. La scena ricorda una tempesta di sabbia che ha realmente sconvolto la capitale nel dicembre 2010 e l’intero romanzo s’intreccia con la storia dell’Egitto degli ultimi cinque anni. C’è un legame con la rivoluzione egiziana?

Ahmed ha iniziato a scrivere questo libro proprio nel periodo della tempesta che lo aveva impressionato perché gli ricordava le descrizioni sulla fine del mondo. Certamente c’è un legame con quanto accaduto nel 2011, anno che ha marcato l’orizzonte temporale egiziano. C’è un prima e un dopo. La politica non è cambiata, ma tutti noi cittadini sì. La rivoluzione più importante è stata quella sociale, alla quale ha contribuito il cambiamento avvenuto all’interno di ognuno di noi. E Nàgi questo cambiamento l’ha ben rappresentato nel protagonista del libro, Bassem. Quando gli viene chiesto di realizzare il progetto della nuova metropoli, Bassem cambia prospettiva e inizia a lavorare su un progetto che mette al centro le esigenze della popolazione.

Il Cairo descritto in questo libro è una città triste, sporca, povera e violenta che non attrae i turisti che il governo spera possano tornare numerosi lungo il Nilo. Questo sordido realismo ha infastidito qualcuno?

Ha infastidito parecchie persone. L’arte e la libertà di espressione non possono però essere a servizio degli slogan. C’è chi dall’alto vuole imporre un’unica narrazione della realtà. E Nàgi è stato punito proprio perché questa visione l’ha contrastata, preferendo usare altre chiavi di lettura.

Nelle viscere del Cairo che voi descrivete, bollono cose che cercano di essere tappate da quanti vivono nei piani alti. Che umanità le frequenta?

Sotto l’immagine Cairo patinata che il governo vuole mostrare al mondo intero ribolle un’umanità molto diversa. La struttura sociale del Cairo è stratificata. Per quanto vi sia la tendenza a uniformarsi a un’immagine che viene spesso imposta dall’esterno, sono molte le istanze anticonformiste. Negli anni che hanno condotto alla rivoluzione del 2011, le viscere del Cairo sono state terreno fertile per la nascita di quel movimento rivoluzionario che è stato capace di affrontare un regime pluridecennale.

Ora però nei sotterranei del Cairo rassegnazione e timore sembrano predominare. È così o c’è dell’altro?

Questi sono certamente i sentimenti dominanti, ma non sono gli unici. Anzi, la vicenda di Nàgi mostra che non tutti cedono alla paura. C’è chi cerca di difendere i propri valori per evitare che gli vengano sottratti del tutto. Non è facile, ma se vogliamo rimanere umani dobbiamo aggrapparci a questa lotta. Altrimenti diventeremo altra cosa, animali, come quelli che hanno voluto la restaurazione, uniformandosi alla narrazione dominante.

Questa metamorfosi è parte portante del libro. E la descrizione di esseri umani in forma animale è quella che attrae maggiormente anche la sua curiosità grafica. Perché?

Ahmed mi ha lasciato ampia libertà di lavorare sul testo, ma mi sono soffermato particolarmente sui passaggi dedicati agli animali del Cairo, ovvero gli abitanti che affollano la capitale egiziana dei nostri giorni. Parliamo di persone che sono state forgiate dall’architettura, dalla storia, dal traffico della città nella quale vivono, anzi sopravvivono. Nel libro, Nàgi spiega come tutti questi fattori, ai quali si somma la pressione del regime, rischia- no di rendere gli esseri umani figure più vicine agli animali, perché senz’anima e senza impegno politico e sociale. Ho voluto dare a molti di loro un volto spaventoso, perché così sono. La speranza è che non tutti, in Egitto, diventiamo così.

Nigrizia – Novembre 2016 – Azzurra Meringolo